Verità Bibliche

Giuseppe (PDF) Edizione PDF

Giuseppe



Due pubblicazioni fa abbiamo trattato Romani 8:28, un passo ben noto. Qui leggiamo:

Romani 8:28
“Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento.”

Oggi vorrei ritornare su questo passo prendendo in considerazione la sua applicazione pratica con un esempio dall’Antico Testamento: l’esempio di Giuseppe.

1. Dalla terra di Canaan all’Egitto

Iniziamo a leggere dal verso 3 di Genesi 37:

Genesi 37:3-11
“Or Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi. Ma i suoi fratelli, vedendo che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli, presero ad odiarlo e non gli potevano parlare in modo amichevole. Or Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; e questi lo odiarono ancora di più. Egli disse loro: «Udite, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo al campo, quand’ecco il mio covone si drizzò e rimase dritto, mentre i vostri covoni si raccolsero e si inchinarono davanti al mio covone». Allora i suoi fratelli gli dissero: «Dovrai tu regnare su di noi, o dovrai tu veramente dominarci?». E lo odiarono ancor di più, a motivo dei suoi sogni e delle sue parole. Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Ed ecco il sole, la luna e undici stelle si inchinavano davanti a me». Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; e suo padre lo rimproverò e gli disse: «Cosa significa questo sogno che hai fatto? Dovremo proprio io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci a terra davanti a te?». E i suoi fratelli gli portavano invidia ma suo padre serbava la cosa dentro di sé”

Più avanti, in Genesi 42, leggiamo la realizzazione dei sogni di Giuseppe sui suoi fratelli:

Genesi 42:6,9
“E i fratelli di Giuseppe vennero e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra ….. Giuseppe allora si ricordò dei sogni che aveva fatto intorno a loro …”

È evidente che i sogni di Giuseppe furono profetici. In altre parole, erano sogni dati da Dio, attraverso i quali Egli mostrò a Giuseppe quello che sarebbe accaduto in futuro, proprio molti anni dopo1. All’inizio sembra che non ci sia nulla di strano, ma lo diventa quando ricordiamo la reazione negativa che questi sogni avevano provocato nei fratelli di Giuseppe. In realtà, non avevano causato altro che la loro invidia e il loro odio, che si aggiunsero all’odio che già avevano nei suoi confronti a causa dell’amore speciale del padre. Odiavano così tanto Giuseppe che, dopo aver addirittura pensato di ucciderlo (Genesi 37:18), alla fine lo venderono ad alcuni mercanti di passaggio che si recavano in Egitto:

Genesi 37:25-28
“Poi si misero a sedere per prendere cibo; ma, alzando gli occhi, ecco videro una carovana di Ismaeliti, che veniva da Galaad coi loro cammelli carichi di spezie, di balsamo e di mirra, in viaggio per portarli in Egitto. Allora Giuda disse ai suoi fratelli: Che guadagno avremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? Venite, vendiamolo agli Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». E i suoi fratelli gli diedero ascolto. Come quei mercanti Madianiti passavano, essi sollevarono e tirarono Giuseppe fuori dal pozzo e lo vendettero agli Ismaeliti per venti sicli d’argento. E questi condussero Giuseppe in Egitto.”

Alla fine l’odio dei fratelli di Giuseppe li portò a venderlo come uno schiavo per l’Egitto, lontano da suo padre e dalla sua famiglia. Tuttavia, non così lontano dal Signore:

Genesi 39:1-6
“Or Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del Faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò dagli Ismaeliti che lo avevano portato laggiù. L’Eterno fu con Giuseppe; ed egli prosperava e stava nella casa del suo padrone, l’Egiziano. E il suo padrone vide che l’Eterno era con lui, e che l’Eterno faceva prosperare nelle sue mani tutto ciò che faceva. Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui ed entrò al servizio personale di Potifar, che lo fece soprintendente della sua casa e mise nelle sue mani tutto quanto possedeva. Dal momento che l’ebbe fatto soprintendente della sua casa e di tutto quanto possedeva, l’Eterno benedisse la casa dell’Egiziano a motivo di Giuseppe; e la benedizione dell’Eterno fu su tutto quanto egli aveva, in casa e in campagna. Così Potifar lasciò tutto quanto aveva nelle mani di Giuseppe e non si preoccupava più di cosa alcuna, tranne del suo proprio cibo.”

Il Signore era con Giuseppe, e benediceva tutto quello che Giuseppe faceva nella casa di Potifar. Vedendo ciò, il suo padrone lo fece soprintendente della sua casa e di tutto quello che possedeva. Ma ancora una volta le cose cambiarono drasticamente:

Genesi 39:6-15, 19-20
“Or Giuseppe era bello di forma e di bell’aspetto. Dopo queste cose. avvenne che la moglie del suo padrone mise gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Coricati con me». Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non si preoccupa di quanto ha lasciato in casa con me e ha messo nelle mie mani tutto quanto ha. Non c’è alcuno più grande di me in questa casa; egli non mi ha proibito nulla tranne te perché sei sua moglie. Come dunque potrei io fare questo grande male e peccare contro Dio?». Nonostante il fatto che lei ne parlasse a Giuseppe ogni giorno, egli non acconsentì a coricarsi con lei né a darsi a lei. Un giorno avvenne che egli entrò in casa per fare il suo lavoro, e non vi era in casa nessuno dei domestici. Allora ella lo afferrò per la veste, e gli disse: «Coricati con me». Ma egli le lasciò in mano la sua veste. fuggì e corse fuori. Quando ella vide che egli le aveva lasciato in mano la sua veste e che era fuggito fuori, chiamò i suoi domestici, e disse loro: «Vedete, egli ci ha portato in casa un Ebreo per prendersi giuoco di noi; egli è venuto da me per coricarsi con me, ma io ho gridato a gran voce. Come egli mi ha udito alzare la voce, gridare, ha lasciato la sua veste vicino a me, è fuggito ed è corso fuori». ….. Così, quando il suo padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava in questo modo dicendo: «Il tuo servo mi ha fatto questo!», si accese d’ira. Allora il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise in prigione nel luogo dove erano rinchiusi i carcerati del re. Egli rimase quindi in quella prigione.”

Proprio quando per Giuseppe la stabilità stava per essere ripristinata, ci fu un’altra cospirazione contro di lui, e fu condotto in prigione. Tuttavia, il Signore era con lui anche qui e gli mostrò la sua misericordia.

Genesi 39:20-23
“Egli rimase quindi in quella prigione. Ma l’Eterno fu con Giuseppe e usò verso di lui benevolenza, cattivandogli le grazie del direttore della prigione. Così il direttore della prigione affidò a Giuseppe tutti i detenuti che erano nel carcere; ed egli era responsabile di tutto quanto si faceva là dentro. Il direttore della prigione non controllava più nulla di quanto era affidato a Giuseppe, perché l’Eterno era con lui, e l’Eterno faceva prosperare tutto quanto egli faceva.”

Il Signore era con Giuseppe in prigione, esattamente come era con lui nella casa di Potifar e nella terra di Canaan. Era con lui e gli mostrava la sua benevolenza e la sua grazia. Ma mettiamoci un attimo nei panni di Giuseppe. Fu cacciato dalla casa di suo padre a causa dell’odio dei suoi fratelli per i sogni che Dio gli aveva dato. Fu venduto come uno schiavo per l’Egitto e il suo padrone, ingannato dalla moglie, lo mandò in prigione. Era solo, schiavo in prigione in un paese che non aveva scelto. Sicuramente non sono queste le cose che chiamiamo immediatamente “benedizioni”. Tuttavia il Signore era con lui. Era con lui e gli mostrò la sua benevolenza. Ed è davvero questa la cosa importante. Come Giuseppe, può darsi che anche noi non capiamo perché siamo dove siamo, perché è accaduto quello che è accaduto, ma NON È QUESTA LA COSA IMPORTANTE. La cosa importante È CHE IL SIGNORE SIA CON NOI. Come ha detto, “TUTTE LE COSE COOPERANO AL BENE” per coloro che lo amano. Se lo amiamo, TUTTE LE COSE COOPERANO AL BENE, anche le cose che non sembrano “buone” e anche le cose che non capiamo del tutto.

Ritornando a Giuseppe, i versi 1-8 del capitolo 40 ci dicono:

Genesi 40:1-8
“Dopo queste cose, avvenne che il coppiere e il panettiere del re di Egitto offesero il loro signore, il re d’Egitto. E il Faraone si adirò con i suoi due ufficiali, con il capo coppiere e il capo panettiere, E li fece mettere in carcere, nella casa del capo delle guardie, nella stessa prigione dove era rinchiuso Giuseppe. E il capitano delle guardie li affidò alla sorveglianza di Giuseppe il quale li assisteva. Così essi rimasero in prigione per un certo tempo. Nella stessa notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano rinchiusi nella prigione, fecero entrambi un sogno, ciascuno il suo sogno, col suo particolare significato. Il mattino seguente, Giuseppe venne da loro, e vide che erano preoccupati. Allora egli interrogò gli ufficiali del Faraone che erano con lui in prigione nella casa del suo padrone e disse: «Perché avete oggi il viso così mesto?». Essi gli risposero: «Abbiamo fatto un sogno e non vi è alcuno che lo possa interpretare». Allora Giuseppe disse loro: «Le interpretazioni non appartengono a DIO? Raccontatemi i sogni, vi prego».

“Le interpretazioni non appartengono a Dio?”, disse Giuseppe, e realmente a Lui appartengono TUTTE LE INTERPRETAZIONI. Così, i due egiziani andarono avanti e raccontarono i loro sogni a Giuseppe, il quale, poi, diede loro l’interpretazione. Questo significa che questi sogni avevano un’interpretazione, cioè erano sogni che venivano dal Signore (Egli era l’unico che potesse dare l’interpretazione). Secondo questa interpretazione, uno solo dei due ufficiali sarebbe stato giustiziato, mentre l’altro sarebbe stato ristabilito nel suo ufficio. All’ultimo Giuseppe chiese di ricordarsi di lui e di parlare di lui al Faraone:

Genesi 40:14-15
“Ma ricordati di me quando sarai felice; ti prego, usa benevolenza nei miei confronti, parlando di me al Faraone, e fammi uscire da questa casa; perché io fui portato via di nascosto dal paese degli Ebrei, e anche qui non ho fatto nulla da essere messo in questa prigione sotterranea”

Tuttavia, non appena il capo coppiere fu ristabilito nel suo ufficio, dimenticò la richiesta di Giuseppe:

Genesi 40:23
“Il capo coppiere però non si ricordò di Giuseppe, ma lo dimenticò”

Per riassumere, la storia di Giuseppe è la storia di un uomo che non fece mai del male ma che, tuttavia, fu perseguitato. È la storia di un uomo che per molto tempo viveva una vita di molti “perché” e di poche risposte, ma con la continua PRESENZA DEL SIGNORE. I suoi fratelli lo venderono come schiavo per l’Egitto, perché lo odiavano per i sogni che Dio gli aveva dato. Il suo padrone in Egitto lo mandò in prigione dopo essere stato ingannato da sua moglie, sebbene Giuseppe non fece altro che proteggerlo. Il capo coppiere si dimenticò di lui non appena fu ristabilito nel suo ufficio. Risulta davvero difficile capire il bene di tutte queste cose e il motivo per cui accaddero a quest’uomo di Dio. Ma nonostante la mancanza di comprensione, Giuseppe aveva FEDE in Dio. Non peccò in casa di Potifar perché temeva Dio. Di fronte ai due egiziani con audacia fece riferimento a Dio, e attraverso il Suo Spirito diede loro l’interpretazione dei sogni. La sua mancanza di comprensione non gli impedì di aver fede in Dio. Anche voi potete non capire il motivo per cui vi accadono determinate cose, ma anche voi non dovete permettere che la mancanza di comprensione sia una barriera alla vostra fede. TUTTE LE COSE COOPERANO AL BENE PER COLORO CHE AMANO DIO e siate certi che è vero per voi così, come vedremo, lo fu per Giuseppe.

2. Dalla prigione al palazzo

Andando avanti, il capitolo 41 ci racconta un altro sogno, questa volta fatto dal Faraone:

Genesi 41:1-14
“Or avvenne, in capo a due interi anni, che il Faraone fece un sogno. Egli stava presso il fiume, ed ecco salire dal fiume sette vacche, di bell’aspetto e grasse, e mettersi a pascolare tra i giunchi. Dopo quelle, ecco salire dal fiume altre sette vacche brutte di aspetto e scarne, e fermarsi accanto alle prime sulla riva del fiume. Ora le vacche brutte di aspetto e scarne divorarono le sette vacche di bell’aspetto e grasse. Quindi il Faraone si svegliò. Poi si riaddormentò e sognò una seconda volta; ed ecco, sette spighe grosse e belle, venir su da un unico stelo. Poi ecco, sette spighe sottili e arse dal vento orientale, germogliare dopo di quelle. E le spighe sottili inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Allora il Faraone si svegliò, ed ecco, era un sogno. Al mattino il suo spirito era turbato, e mandò a chiamare tutti i maghi e tutti i savi d’Egitto; quindi il Faraone raccontò loro i suoi sogni, ma non ci fu alcuno che li potesse interpretare al Faraone. Allora il capocoppiere parlò al Faraone, dicendo: Ricordo oggi i miei falli. Il Faraone si era adirato con i suoi servi e mi aveva fatto mettere in prigione in casa del capo delle guardie: me e il capopanettiere. Entrambi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ciascuno fece un sogno con il suo proprio significato. Ora con noi vi era un giovane ebreo servo del capo delle guardie; a lui raccontammo i nostri sogni, ed egli ce li interpretò dando a ciascuno l’interpretazione del suo sogno. E le cose avvennero esattamente secondo l’interpretazione da lui dataci: il Faraone ristabilì me nel suo ufficio e fece impiccare l’altro». Allora il Faraone mandò a chiamare Giuseppe che fu subito tratto fuori dalla prigione sotterranea. Così egli si rase si cambiò le vesti e venne dal Faraone.”

Passarono due anni prima che il capo coppiere si ricordasse di Giuseppe. Ora qualcuno potrebbe chiedere: “Perché passò tutto questo tempo e perché questo non accadde dall’inizio?” La risposta è semplice: PERCHÉ QUESTA ERA LA VOLONTÀ DI DIO. Viviamo in un’epoca che vuole che tutto sia fatto SUBITO. Dall’altra parte, Dio vuole che tutto sia fatto AL MEGLIO e subito non è necessariamente al meglio. Quindi, Giuseppe dovette passare due anni in prigione prima che il Faraone ricevesse quei sogni dal Signore. Come disse Giuseppe successivamente, dando l’interpretazione, “DIO ha mostrato al Faraone quello che sta per fare” (Genesi 41:25). Fu il Signore a scegliere il momento in cui dare quei sogni al Faraone. Ora, facendo un passo indietro, due anni prima fu il Signore a dare quei sogni agli ufficiali del Faraone, e fu il Signore a dar loro l’interpretazione per mezzo di Giuseppe. Fu il Signore che portò Giuseppe nella casa di Potifar, e fu il Signore a permettere le cose che accaddero lì e che alla fine lo condussero in quella prigione2. Fu il Signore a dare a Giuseppe quei due sogni che portarono i suoi fratelli a odiarlo così tanto da venderlo in Egitto. Probabilmente iniziamo a capire pian piano il progetto di Dio e lo capiremo ancora di più leggendo quello che segue.

Giuseppe, attraverso lo spirito del Signore, spiegò i sogni al Faraone. L’Egitto avrebbe avuto sette anni di grande abbondanza. Tuttavia, a questo periodo sarebbero seguiti sette anni di carestia. Giuseppe disse al Faraone anche come avrebbe dovuto affrontare la situazione. Alla fine:

Genesi 41:37-45
“La cosa piacque al Faraone e a tutti i suoi funzionari. E il Faraone disse ai suoi funzionari: «Potremmo noi trovare un uomo come questi, in cui ci sia lo Spirito di DIO?». Allora il Faraone disse a Giuseppe: «Poiché DIO ti ha fatto conoscere tutto questo, non vi è alcuno che sia intelligente e savio come te. Tu sarai sopra la mia casa e tutto il mio popolo obbedirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te». Il Faraone disse a Giuseppe: «Vedi io ti stabilisco su tutto il paese d’Egitto».

Poi il Faraone si tolse l’anello dalla propria mano e lo mise alla mano di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino e gli mise al collo una collana d’oro. Lo fece quindi montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «Inginocchio!». Così il Faraone lo costituì su tutto il paese d’Egitto. Inoltre il Faraone disse a Giuseppe: «Il Faraone sono io ma, senza di te, nessuno alzerà la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto». E il Faraone chiamò Giuseppe col nome di Tsofnath-Paneah, e gli diede in moglie Asenath figlia di Potiferah, sacerdote di On. E Giuseppe partì per visitare il paese d’Egitto.”

In pochi minuti Giuseppe fu trasformato da schiavo della prigione in primo ministro. Divenne secondo al potere in tutto il paese d’Egitto! Questo non accadde gradualmente ma molto rapidamente. Se vi trovate in una situazione in cui vi sentite scontenti, in una situazione da cui volete liberarvi, il Signore può aiutarvi a uscirne. Può farlo rapidamente, capovolgendo le cose in pochi istanti. Come farà per la vostra estasi per esempio. Accadrà, dice la Parola, “in un momento, in un batter d’occhio” (1 Corinzi 15:52). Chiudete i vostri occhi e siete sulla terra, a fare qualcosa di ordinario che probabilmente fate da anni. Un istante dopo aprite gli occhi e siete nell’aria, insieme al Signore Gesù Cristo e tutti i santi! Ci vuole solo un momento! DIO HA IL POTERE DI FARLO E LO FARÀ. Ma ha anche il TEMPO per farlo. Questo tempo era arrivato per Giuseppe, che affrontò tante cose, ma il Signore era sempre con lui. Le cose che affrontò non accaddero per caso. Al contrario, erano parte di un progetto del Signore che alla fine lo portò dal Faraone. Togliendo la fine (e non l’abbiamo vista tutta), sarebbe difficile comprendere come gli eventi della vita di Giuseppe cooperarono al bene. Probabilmente era difficile anche per Giuseppe stesso. Senza vedere la fine non era in grado di comprendere, tuttavia non era impossibilitato a CREDERE. Potete essere deboli nel comprendere ma NON ESSERE DEBOLI NEL CREDERE …… nel credere in quello che la Parola dice per tutto ciò che vivete oggi: cioè SE AMI DIO, TUTTE LE COSE COOPERANO AL BENE, che tu le comprenda o no.

Tornando a Giuseppe, il piano di Dio non terminò con la sua nomina come secondo al potere in Egitto. Quando giunsero i sette anni di carestia, questa colpì anche la terra in cui viveva la sua famiglia:

Genesi 41:56-57, 42:1-3, 6-9
“Ma la carestia si aggravò nel paese d’Egitto. Così la gente di tutti i paesi veniva in Egitto da Giuseppe per comprare del grano, perché la carestia era grave in tutta la terra. Or Giacobbe, venendo a sapere che vi era del grano in Egitto, disse ai suoi figli: «Perché vi state a guardare l’un l’altro?». Poi disse: «Ecco, ho sentito dire che vi è del grano in Egitto; andate laggiù a comprare del grano per noi, affinché possiamo vivere e non abbiamo a morire». Così i dieci fratelli di Giuseppe scesero in Egitto per comprarvi del grano. ….. E i fratelli di Giuseppe vennero e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma si comportò come un forestiero con loro e usò parole dure con loro, e disse loro: «Da dove venite?». Essi risposero: «Dal paese di Canaan per comperare viveri». Così Giuseppe riconobbe i suoi fratelli, ma essi non riconobbero lui. Giuseppe allora si ricordò dei sogni che aveva fatto intorno a loro e disse: «Voi siete delle spie! Siete venuti per vedere i punti indifesi del paese!».”

Molti anni prima, il Signore aveva dato due sogni a Giuseppe in cui i suoi fratelli si prostrarono davanti a lui. Furono infatti questi sogni che portarono i suoi fratelli a odiarlo così tanti da venderlo in Egitto. Da allora, fu solo adesso, nel momento della realizzazione di questi sogni, che si incontrarono. Tuttavia, Giuseppe non si fece riconoscere immediatamente dai suoi fratelli. Al contrario, finse di non conoscerli e li accusò di essere spie. Dopo averli trattenuti per tre giorni, li chiamò di nuovo chiedendo loro di andare via e di portare Beniamino, mentre lui avrebbe trattenuto uno di loro in Egitto fino al loro ritorno. Questo rattristò molto i suoi fratelli e pensarono che quello che avevano fatto molti anni prima fosse la causa di quello che stava accadendo ora. Così, senza sapere che il governatore che avevano davanti era Giuseppe, confessarono la loro colpa per quello che gli avevano fatto:

Genesi 42:21-24
“Allora si dicevano l’un l’altro: «Noi siamo veramente colpevoli nei confronti di nostro fratello, perché vedemmo l’angoscia dell’anima sua quando egli ci supplicava, ma non gli demmo ascolto! Ecco perché ci è venuta addosso questa sventura». Ruben rispose loro, dicendo: Non ve lo dicevo io: “Non commettete questo peccato contro il fanciullo!?” Ma non mi deste ascolto. Perciò ecco, ora ci si chiede conto del suo sangue». Essi non sapevano che Giuseppe li capiva, perché fra lui e loro vi era un interprete. Allora egli si allontanò da loro e pianse.”

L’ultima volta che Giuseppe aveva visto i suoi fratelli fu quando lo venderono in Egitto molti anni prima. La volta successiva che li incontrò fu nel momento della realizzazione dei sogni per cui lo avevano venduto e della confessione della loro colpevolezza per quello che gli avevano fatto. Adesso Giuseppe sapeva che i suoi fratelli si erano pentiti: lo avevano confessato davanti a lui! Ecco come il Signore pianifica tutto, e le ferite e le incomprensioni di molti anni vengono guarite in pochi istanti.

Tornando a Giuseppe, egli prese Simeone, mentre i suoi fratelli tornarono a Canaan per portare Beniamino. Quando lo portarono, Giuseppe li lasciò andare, per poi riportarli subito indietro con l’accusa di aver messo intenzionalmente la sua coppa d’argento nel sacco di Beniamino (Genesi 44:2). A causa di questo, richiese che Beniamino rimanesse in Egitto come schiavo. Udendo ciò, i suoi fratelli “si gettarono a terra davanti a lui”, implorandolo per Beniamino (Genesi 44:14-34). Allora:

Genesi 45:1-8
“Allora Giuseppe non poté più contenersi di fronte a tutti gli astanti e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia presenza!». Così nessuno rimase con Giuseppe quando egli si fece conoscere ai suoi fratelli. E pianse così forte che gli Egiziani stessi lo udirono, e lo venne a sapere anche la casa del Faraone. Quindi Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sono Giuseppe; è mio padre ancora in vita?». Ma i suoi fratelli non gli potevano rispondere perché erano sgomenti alla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai suoi fratelli: Deh, avvicinatevi a me!». Quelli si avvicinarono, ed egli disse: Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse condotto in Egitto. Ma ora non vi contristate e non vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi condotto quaggiù, POICHÉ DIO MI HA MANDATO DAVANTI A VOI PER CONSERVARVI LA VITA. INFATTI è già due anni che vi è carestia nel paese; e ci saranno altri cinque anni, durante i quali non vi sarà né aratura né messe. MA DIO MIA HA MANDATO DAVANTI A VOI PERCHÉ SIA CONSERVATO PER VOI UN RESIDUO SULLA TERRA, E PER SALVARVI LA VITA CON UNA GRANDE LIBERAZIONE. NON SIETE DUNQUE VOI CHE MI AVETE MANDATO QUI, MA È DIO; EGLI MI HA STABILITO COME PADRE DEL FARAONE, COME SIGNORE DI TUTTA LA SUA CASA E GOVERNATORE DI TUTTO IL PAESE D’EGITTO.”

E Genesi 50:20
“VOI AVETE MAACCHINATO DEL MALE CONTRO DI ME; MA DIO HA VOLUTO FARLO SERVIRE AL BENE, PER COMPIERE QUELLO CHE OGGI AVVIENE: [PER]CONSERVARE IN VITA UN POPOLO NUMEROSO.”

In questo passo ho sottolineato le parole “al bene” e “per”. Queste parole introducono infatti RISPOSTE. Sono parole che rispondono a domande che iniziano con “perché”. Era quindi il momento delle risposte. Era il momento in cui il piano di Dio su Giuseppe e sulla sua missione in Egitto fosse rivelato apertamente. Era lo stesso piano che iniziò molti anni prima a Canaan, con i due sogni di Giuseppe che causarono l’odio verso di lui da parte dei suoi fratelli che lo venderono come schiavo in Egitto. Tuttavia, i suoi fratelli e le loro azioni non erano altro che strumenti utilizzati da Dio per realizzare la Sua volontà. FU DIO A MANDARE GIUSEPPE IN EGITTO E NON I SUOI FRATELLI. FU DIO CHE LO MANDÒ A CASA DI POTIFAR E GLI DIEDE LA GRAZIA DAVANTI A LUI, E FU DIO CHE LO PORTÒ IN PRIGIONE. FU DIO A DARE AGLI UFFICIALI DEL FARAONE I DUE SOGNI E LA LORO INTERPRETAZIONE PER MEZZO DI GIUSEPPE. FU DIO CHE DOPO DUE ANNI DIEDE QUEI SOGNI AL FARAONE E CHE PER MEZZO DEL CAPO COPPIERE PORTÒ GIUSEPPE AL PALAZZO. FU DIO CHE DIEDE L’INTERPRETAZIONE A GIUSEPPE E FU DIO CHE LO NOMINÒ SECONDO GOVERNATORE DELL’EGITTO. FU DIO CHE PORTÒ I FRATELLI DI GIUSEPPE A PROSTRARSI DAVANTI A LUI IN EGITTO E A CONFESSARE LA LORO COLPEVOLEZZA DAVANTI A LUI. FU DIO CHE CONSERVÒ ISRAELE IN VITA. In realtà Israele non lasciò l’Egitto prima di molti secoli, con migliaia di migliaia e nel modo in cui dice la Parola di Dio. Dio aveva i suoi piani per Israele e TUTTO QUELLO CHE ACCADDE A GIUSEPPE COOPERÒ AL BENE, sebbene possa non sembrare così dall’inizio e sebbene possa essere compreso solo dopo anni.

Anastasio Kioulachoglou

Italiano: Alesia M. (Christian-translation.com)

 



Note

1. In Genesi 37:2 Giuseppe aveva 17 anni, mentre in Genesi 42:6, quando i sogni si erano realizzati, aveva probabilmente 39 anni (ne aveva 30 “quando si presentò davanti a Faraone” (Genesi 41:46) e l’anno in cui suo fratello arrivò per la seconda volta in Egitto era il secondo anno della carestia (Genesi 45:6)).

2. Questa prigione era la prigione “dove erano rinchiusi i carcerati del re” (Genesi 39:20). Per questo il capo coppiere e il capo panettiere del re erano stati portati lì.