Verità Bibliche

Giuseppe: un uomo paziente (PDF) Edizione PDF

Giuseppe: un uomo paziente



In Giacomo 5:10-11 leggiamo:

Giacomo 5:10-11
“Fratelli miei, prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la sorte finale che il Signore gli riserbò, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione.”

La costanza è qualcosa di cui abbiamo bisogno, specialmente nei momenti di difficoltà. “[Siate] costanti nell’afflizione” (Romani 12:12), dice la Parola di Dio. Oggi vorrei parlare della costanza usando l’esempio di Giuseppe, il figlio di Giacobbe.

1. Giuseppe: nella terra di Canaan

In Genesi 37:3-11 leggiamo:

Genesi 37:3-11
“Or Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi. Ma i suoi fratelli, vedendo che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli, presero ad odiarlo e non gli potevano parlare in modo amichevole. Or Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; e questi lo odiarono ancora di più. Egli disse loro: «Udite, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo al campo, quand’ecco il mio covone si drizzò e rimase dritto, mentre i vostri covoni si raccolsero e si inchinarono davanti al mio covone». Allora i suoi fratelli gli dissero: «Dovrai tu regnare su di noi, o dovrai tu veramente dominarci?». E lo odiarono ancor di più, a motivo dei suoi sogni e delle sue parole. Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Ed ecco il sole, la luna e undici stelle si inchinavano davanti a me». Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; e suo padre lo rimproverò e gli disse: «Cosa significa questo sogno che hai fatto? Dovremo proprio io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci a terra davanti a te?». E i suoi fratelli gli portavano invidia ma suo padre serbava la cosa dentro di sé.”

Giacobbe amava Giuseppe più di tutti gli altri figli. E questo causò l’invidia dei suoi fratelli. Come se questo non bastasse, fece anche due sogni in cui regnava sopra la sua famiglia e questo alimentò ancora di più la loro invidia. Come vedremo successivamente, la loro invidia causò molte difficoltà a Giuseppe.

Per quanto riguarda la fonte di quei sogni, vedremo successivamente che il fatto che Dio li realizzò – molto più avanti – (Genesi 42:9) indica che era Lui che glieli aveva dati. Vedendo quanti problemi questi sogni portarono a Giuseppe, probabilmente la prossima domanda potrebbe essere questa: perché? Perché Dio diede sogni profetici a Giuseppe che si sarebbero realizzati solo dopo molti anni? Non sapeva che avrebbero soltanto alimentato l’odio dei suoi fratelli, fino al punto di venderlo come schiavo in Egitto? Naturalmente lo sapeva. Non c’è niente che Dio non sappia. Niente può prendere Dio di sorpresa. Sa tutto. Vede molto più in là di quanto vediamo noi. Le cose che Giuseppe affrontò avevano un loro scopo, anche se era molto difficile vedere uno scopo nel momento in cui accaddero. Il fatto che affrontiamo tribolazione e disagio non significa necessariamente che ci stiamo allontanando dalla volontà e dal piano di Dio. Come per Giuseppe e così anche per noi, le difficoltà hanno il loro scopo e ritengo che questo sia vero per tutte le cose che Dio mette sul nostro cammino. “TUTTE le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio” (Romani 8:28), dice la Parola. Se amate Dio, TUTTE LE COSE, tutte, cooperano al bene. Anche le difficoltà e sì, anche le sofferenze. Non dovete sempre avere risposte ai “perché” per andare avanti – come vedremo, ci son voluti molti anni prima che le domande di Giuseppe avessero una risposta e nel frattempo si aggiunsero altre domande. Quello di cui abbiamo bisogno sempre è la fede – fiducia nei piani di Dio, anche se ancora non li abbiamo visti nella loro interezza. Come dice 1 Pietro 4:19 “PERCIÒ ANCHE QUELLI CHE SOFFRONO SECONDO LA VOLONTÀ DI DIO, RACCOMANDINO A LUI LE PROPRIE ANIME, COME AL FEDELE CREATORE, FACENDO IL BENE”. Ci saranno periodi in cui soffriremo e questo “secondo la volontà di Dio”. Affidiamo le nostre anime a Lui, come al fedele Creatore. Sa molto bene quello che sta facendo.

2. Da Canaan all’Egitto

Tornando a Giuseppe, se non si chiese immediatamente quale fosse il motivo per cui Dio gli aveva dato quei sogni, probabilmente se lo chiese dopo quello che accadde in seguito. Suo padre lo mandò a trovare i suoi fratelli che stavano pascolando il gregge. Ma …

Genesi 37:18-28
“Essi lo scorsero da lontano e, prima che fosse loro vicino, complottarono contro di lui per ucciderlo. E dissero l’un l’altro: «Ecco che arriva il sognatore! Ora dunque venite, uccidiamolo e gettiamolo in un pozzo; diremo poi che una bestia feroce lo ha divorato; così vedremo che ne sarà dei suoi sogni». Ruben udì questo e decise di liberarlo dalle loro mani, e disse: «Non gli togliamo la vita». Poi Ruben aggiunse: «Non spargete sangue, ma gettatelo in questo pozzo nel deserto e non colpitelo di vostra mano». Diceva così, per liberarlo dalle loro mani e riportarlo a suo padre. Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della lunga veste fino ai piedi che indossava; poi lo presero e lo gettarono nel pozzo. Or il pozzo era vuoto, senz’acqua dentro. Poi si misero a sedere per prendere cibo; ma, alzando gli occhi, ecco videro una carovana di Ismaeliti, che veniva da Galaad coi loro cammelli carichi di spezie, di balsamo e di mirra, in viaggio per portarli in Egitto. Allora Giuda disse ai suoi fratelli: Che guadagno avremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? Venite, vendiamolo agli Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». E i suoi fratelli gli diedero ascolto. Come quei mercanti Madianiti passavano, essi sollevarono e tirarono Giuseppe fuori dal pozzo e lo vendettero agli Ismaeliti per venti sicli d’argento. E questi condussero Giuseppe in Egitto.”

L’invidia dei fratelli di Giuseppe li portò alla fine a venderlo come schiavo in Egitto. Fermiamoci per un momento e mettiamoci nei panni di Giuseppe: immaginiamo le domande che probabilmente aveva. In pochi momenti la sua vita cambiò drasticamente. Poche ore prima era nella sua casa con suo padre che lo amava fervidamente, mentre ora stava andando in Egitto come schiavo, venduto dai suoi fratelli! Pensate che abbia capito perché stava accadendo tutto questo? Non penso proprio.

Come Giuseppe, così anche noi possiamo non capire le ragioni di alcune cose. Possiamo sentirci confusi e come Giobbe addolorati. Ma lasciatemi ripetere ancora una volta che “TUTTE le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio”. Abbiamo una visione – molto limitata – soltanto del presente e del passato. Invece Dio ha una completa visione di tutto: il passato, il presente e il futuro. La nostra visione è limitata e imperfetta. La sua visione è piena e completa. Il collegamento tra la nostra visione e la Sua visione perfetta è la fede. La fede sottomette la nostra visione imperfetta alla Sua visione perfetta, e nega di seguire e di agire soltanto secondo quello che dice la nostra visione imperfetta. Invece, si fida della visione di colui in cui crede: Dio. Quando la nostra fede viene messa alla prova, siamo messi alla prova per spostare la nostra fiducia dagli occhi di Dio e metterla nei nostri occhi. Non proviamo a rispondere alle domande senza risposta che abbiamo, che sono basate solamente su quello che vedono i nostri occhi. Le nostre conclusioni potrebbero non essere giuste. Al contrario, affidiamo le nostre anime a “Lui come al fedele Creatore”. Egli SA SEMPRE cosa sta facendo, anche se ci sono cose che al momento non comprendiamo completamente.

3. Giuseppe: nella casa di Potifar e poi nella prigione

Tornando a Giuseppe, i versi 1-6 del capitolo 39 ci dicono cosa accadde in seguito:

Genesi 39:1-6
“Or Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del Faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò dagli Ismaeliti che lo avevano portato laggiù. L’Eterno fu con Giuseppe; ed egli prosperava e stava nella casa del suo padrone, l’Egiziano. E il suo padrone vide che l’Eterno era con lui, e che l’Eterno faceva prosperare nelle sue mani tutto ciò che faceva. Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui ed entrò al servizio personale di Potifar, che lo fece soprintendente della sua casa e mise nelle sue mani tutto quanto possedeva. Dal momento che l’ebbe fatto soprintendente della sua casa e di tutto quanto possedeva, l’Eterno benedisse la casa dell’Egiziano a motivo di Giuseppe; e la benedizione dell’Eterno fu su tutto quanto egli aveva, in casa e in campagna. Così Potifar lasciò tutto quanto aveva nelle mani di Giuseppe e non si preoccupava più di cosa alcuna, tranne del suo proprio cibo.”

“L’ETERNO FU CON GIUSEPPE”. Non è scritto che il Signore lasciò Giuseppe durante la tribolazione ed ora era tornato. Il Signore era con Giuseppe, ed era con lui dall’inizio. “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5), dice la Scrittura. Giuseppe, come probabilmente anche voi, ha avuto accesso solo al passato e al presente. Se avesse esaminato la sua situazione con i suoi occhi fisici, poteva sentirsi molto infelice. Poteva anche non voler più vivere. Ma non fece questo, anche se la vita che stava vivendo era molto diversa da quella che si era aspettato. Al contrario, lavorava per l’Egiziano che aveva messo nelle sue mani tutti i suoi beni. Giuseppe , sebbene non avesse tutte le risposte alle sue domande, visse la sua vita, mettendo il suo cuore nelle mani di Colui che ha tutte le risposte.

Per quanto riguarda la vita di Giuseppe nella casa di Potifar, si potrebbe anche dire che la vita aveva iniziato di nuovo a sorridergli. Aveva ottenuto un buon lavoro: divenne sovrintendente di tutto quello che possedeva uno degli ufficiali del Faraone. Credo che questa fosse una posizione privilegiata per molti Egiziani, nonché per uno sconosciuto come Giuseppe. Tuttavia, all’improvviso le cose cambiarono di nuovo. Genesi 39:6-20 ci dice.

Genesi 39:6-15, 19-20
“Or Giuseppe era bello di forma e di bell’aspetto. Dopo queste cose. avvenne che la moglie del suo padrone mise gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Coricati con me». Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non si preoccupa di quanto ha lasciato in casa con me e ha messo nelle mie mani tutto quanto ha. Non c’è alcuno più grande di me in questa casa; egli non mi ha proibito nulla tranne te perché sei sua moglie. Come dunque potrei io fare questo grande male e peccare contro Dio?». Nonostante il fatto che lei ne parlasse a Giuseppe ogni giorno. egli non acconsentì a coricarsi con lei né a darsi a lei. Un giorno avvenne che egli entrò in casa per fare il suo lavoro, e non vi era in casa nessuno dei domestici. Allora ella lo afferrò per la veste, e gli disse: «Coricati con me». Ma egli le lasciò in mano la sua veste. fuggì e corse fuori. Quando ella vide che egli le aveva lasciato in mano la sua veste e che era fuggito fuori chiamò i suoi domestici, e disse loro: «Vedete, egli ci ha portato in casa un Ebreo per prendersi giuoco di noi; egli è venuto da me per coricarsi con me, ma io ho gridato a gran voce. Come egli mi ha udito alzare la voce, gridare, ha lasciato la sua veste vicino a me, è fuggito ed è corso fuori». … Così, quando il suo padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava in questo modo dicendo: «Il tuo servo mi ha fatto questo!», si accese d’ira. Allora il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise in prigione nel luogo dove erano rinchiusi i carcerati del re. Egli rimase quindi in quella prigione.”

Sebbene Giuseppe fosse molto attento con il suo lavoro, fu preso di mira dalla moglie di Potifar e finì nella prigione del Faraone. Non avrebbe preso le distanze da quella che, come sapeva, era la volontà di Dio. Come le disse: “Come dunque potrei io fare questo grande male E PECCARE CONTRO DIO?” Era Dio che Giuseppe temeva, non l’uomo. Anche se la conseguenza fosse andare in prigione, la presenza del Signore lo seguì anche lì. I versi 20-23 ci dicono:

Genesi 39:20-23
“Egli rimase quindi in quella prigione. Ma l’Eterno fu con Giuseppe e usò verso di lui benevolenza, cattivandogli le grazie del direttore della prigione. Così il direttore della prigione affidò a Giuseppe tutti i detenuti che erano nel carcere; ed egli era responsabile di tutto quanto si faceva là dentro. Il direttore della prigione non controllava più nulla di quanto era affidato a Giuseppe, perché l’Eterno era con lui, e l’Eterno faceva prosperare tutto quanto egli faceva.”

Ma l’Eterno fu con Giuseppe …” e lo stesso credo accada con voi: il Signore è con voi. Anche se vi trovate in una situazione difficile, il Signore è là. Potete, come Giuseppe, avere domande senza risposta. Potete chiedervi “dov’è Dio in tutto questo?” ma la risposta credo sia semplice, breve e diretta: con voi.

Tornando a Giuseppe, da sovrintendente della casa di Potifar ora era responsabile dell’intera prigione. Dopo un certo periodo, fra i suoi “ospiti” ci furono altri due ufficiali del Faraone: il capo coppiere e il capo panettiere. Genesi 40:5-8 narra:

Genesi 40:5-8
“Nella stessa notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano rinchiusi nella prigione, fecero entrambi un sogno, ciascuno il suo sogno, col suo particolare significato. Il mattino seguente, Giuseppe venne da loro, e vide che erano preoccupati. Allora egli interrogò gli ufficiali del Faraone che erano con lui in prigione nella casa del suo padrone e disse: «Perché avete oggi il viso così mesto?». Essi gli risposero: «Abbiamo fatto un sogno e non vi è alcuno che lo possa interpretare». Allora Giuseppe disse loro: «Le interpretazioni non appartengono a DIO? Raccontatemi i sogni, vi prego».”

“Le interpretazioni non appartengono a Dio?” e sì, a Lui appartiene ogni interpretazione, spiegazione o risposta. Con questo incoraggiamento i prigionieri iniziarono a raccontare i loro sogni a Giuseppe:

Genesi 40:9-15
“Così il capo coppiere raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite; e in quella vite vi erano tre tralci; appena ebbe messo i germogli, fiorì e diede dei grappoli di uva matura. Ora io avevo in mano la coppa del Faraone; presi l’uva, la spremetti nella coppa del Faraone e misi la coppa in mano del Faraone». Giuseppe gli disse: «Questa è l’interpretazione del sogno: i tre tralci sono tre giorni; in capo a tre giorni il Faraone ti farà rialzare il capo, ti ristabilirà nel tuo ufficio e tu darai in mano al Faraone la coppa, come facevi prima, quando eri suo coppiere. Ma ricordati di me quando sarai felice; ti prego, usa benevolenza nei miei confronti, parlando di me al Faraone, e fammi uscire da questa casa; perché io fui portato via di nascosto dal paese degli Ebrei, e anche qui non ho fatto nulla da essere messo in questa prigione sotterranea»”

I sogni dei due funzionari (abbiamo saltato il sogno del capo panettiere) venivano da Dio. Ecco perché Egli diede anche l’interpretazione. Il capo coppiere sarebbe stato ristabilito nel suo ufficio. E sapendo ciò, Giuseppe gli chiese di ricordarsi di lui e di parlare del suo caso al Faraone. I versi 20-23 ci dicono:

Genesi 40:20-23
“Ora il terzo giorno, il giorno del compleanno del Faraone, avvenne che egli fece un banchetto per tutti i suoi servi; e fece alzare il capo al capo coppiere e alzare il capo al capo panettiere in mezzo ai suoi servi. Così ristabilì il capo coppiere nel suo ufficio di coppiere, perché mettesse la coppa in mano del Faraone, ma fece impiccare il capo panettiere secondo la interpretazione che Giuseppe aveva loro data. Il capo coppiere però non si ricordò di Giuseppe, ma lo dimenticò.”

Le cose andarono esattamente come Dio aveva detto per mezzo di Giuseppe . Tuttavia, malgrado questo fatto e la richiesta di Giuseppe, il capo coppiere si dimenticò di lui. Chissà cosa pensava Giuseppe. Forse, con grande speranza, aspettò che passassero tre giorni e che i sogni si realizzassero, augurandosi che il capo coppiere si ricordasse di lui. Ma lo dimenticò. Potremmo chiamarla noncuranza, oppure ingratitudine. Tuttavia, “Chi mai dice qualcosa che poi si avvera, se il Signore non la comandato?” (Lamentazioni 3:37) dice la Parola di Dio. Per l’uomo che segue Dio non c’è niente di casuale. Al contrario, “TUTTE le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio”. TUTTE. Anche questa noncuranza? Sì. Anche il fatto che lo misero in prigione senza alcuna colpa da parte sua? Certo. Anche la situazione in cui mi trovo? Se amate Dio, sì. Tutte le cose COOPERANO al bene per coloro che amano Dio, e onestamente non credo che la mia o la vostra situazione siano eccezioni a “TUTTE LE COSE”.

4. Giuseppe: nel palazzo del Faraone

Passò del tempo e ora era giunto il momento in cui il Faraone avrebbe avuto un sogno da Dio di cui avrebbe cercato l’interpretazione. Fu allora che il capo coppiere si ricordò del giovane ebreo che gli aveva spiegato i sogni che lui e il capo panettiere avevano fatto alcuni anni prima. Immediatamente, il Faraone mandò a chiamare Giuseppe e Dio diede l’interpretazione del sogno per mezzo di lui: l’Egitto avrebbe avuto 7 anni di abbondanza che sarebbero stati seguiti da 7 anni di carestia. Il Faraone dovette quindi agire con saggezza e nominare un uomo che avrebbe assicurato che il paese usasse le abbondanti risorse dei primi sette anni per affrontare la carestia che sarebbe seguita. Allora il Faraone disse a Giuseppe:

Genesi 41:37-44
“La cosa piacque al Faraone e a tutti i suoi funzionari. E il Faraone disse ai suoi funzionari: «Potremmo noi trovare un uomo come questi, in cui ci sia lo Spirito di DIO?». Allora il Faraone disse a Giuseppe: «Poiché DIO ti ha fatto conoscere tutto questo, non vi è alcuno che sia intelligente e savio come te. Tu sarai sopra la mia casa e tutto il mio popolo obbedirà ai tuoi ordini; per il trono soltanto io sarò più grande di te». Il Faraone disse a Giuseppe: «Vedi io ti stabilisco su tutto il paese d’Egitto». Poi il Faraone si tolse l’anello dalla propria mano e lo mise alla mano di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino e gli mise al collo una collana d’oro. Lo fece quindi montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «Inginocchio!». Così il Faraone lo costituì su tutto il paese d’Egitto. Inoltre il Faraone disse a Giuseppe: «Il Faraone sono io ma, senza di te, nessuno alzerà la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto»”

Come all’improvviso Giuseppe era stato esiliato e poi rinchiuso in prigione, così all’improvviso divenne secondo al potere in Egitto! Solo il Faraone era più alto di lui! Sotto il comando di Giuseppe, durante i primi sette anni di abbondanza l’Egitto poteva conservare abbastanza risorse per affrontare poi i sette anni di carestia. Inoltre, Giacobbe, il padre di Giuseppe, quando venne a sapere che c’era cibo in Egitto, mandò i suoi figli là per comprarlo. I capitoli 52-56 della Genesi mostrano come Dio organizzò in modo meraviglioso la ri-unione di tutta la famiglia in Egitto.

5. Giuseppe : le ragioni

Le cose che abbiamo letto su Giuseppe, specialmente sul periodo di tribolazione, non durarono solo uno o due mesi. Infatti passarono circa 13 anni dal momento in cui Giuseppe fu venduto in Egitto fino al momento in cui si trovò dal Faraone (si veda Genesi 37:2 e Genesi 41:46). In Salmi 105:17-22 troviamo un resoconto di quello che accadde a Giuseppe e anche del significato di tutto questo.

Salmi 105:17-19
EGLI [DIO] mandò davanti a loro [il popolo d’Israele] un uomo, Giuseppe, che fu venduto come schiavo. Gli serrarono i piedi in ceppi e fu oppresso con catene di ferro. La parola dell’Eterno lo mise alla prova, finché si adempì ciò che egli aveva detto. Allora il re mandò a farlo sciogliere, il dominatore di popoli mandò a liberarlo, e lo fece signore della sua casa e governatore sopra tutti i suoi beni, per legare i suoi principi a suo giudizio e insegnare ai suoi anziani, la sapienza.”

Fu DIO a mandare Giuseppe in Egitto. “EGLI LO MANDA”. Come anche Giuseppe disse ai suoi fratelli dopo la loro ri-unione:

Genesi 45:7-8
MA DIO MI HA MANDATO DAVANTI A VOI PERCHÉ SIA CONSERVATO PER VOI UN RESIDUO SULLA TERRA, E PER SALVARVI LA VITA CON UNA GRANDE LIBERAZIONE. NON SIETE DUNQUE VOI CHE MI AVETE MANDATO QUI, MA È DIO

E anche Genesi 50:19-20
“Giuseppe disse loro: Non temete; sono io forse al posto di DIO? VOI AVETE MACCHINATO DEL MALE CONTRO DI ME; MA DIO HA VOLUTO FARLO SERVIRE AL BENE, PER COMPIERE QUELLO CHE OGGI AVVIENE: CONSERVARE IN VITA UN POPOLO NUMEROSO.”

Tornando ai Salmi, Dio aveva fissato un tempo affinché “la Sua Parola [riguardo a Giuseppe] si adempì”. Fino a quel momento “la Parola dell’Eterno lo mise alla prova”. Quindi, le cose che Giuseppe affrontò non erano il risultato della “sfortuna” o di circostanze negative, ma le fasi che Dio aveva preparato nel Suo piano per lui. Erano prove che Dio aveva preparato per realizzare in lui ciò che era necessario per la fase successiva. Come leggiamo in Romani 5:3-5 riguardo alle afflizioni:

Romani 5:3-5
“E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza. Or la speranza non confonde, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.”

e Giacomo 1:2-4
Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia in voi un’opera perfetta, affinché siate perfetti e completi, in nulla mancanti.”

E anche Ebrei 10:36
“Avete infatti bisogno di perseveranza affinché, fatta la volontà di Dio otteniate ciò che vi è stato promesso.”

Abbiamo bisogno di costanza per compiere la volontà di Dio e, sebbene possa non piacerci, la costanza si sviluppa con le prove. Non c’è nessuna scorciatoia. Giuseppe non poteva passare al punto 3 [secondo al comando dell’Egitto e mezzo di salvezza per Israele] senza passare prima per il punto 1 [odiato dai suoi fratelli e venduto come schiavo in Egitto nella casa di Potifar] e per il punto 2 [rinchiuso in prigione ingiustamente]. Come il Salmo 105 ci dice: “Fu oppresso con catene di ferro. La parola dell’Eterno lo mise alla prova, finché si adempì ciò che egli aveva detto.” Quello che Dio aveva stabilito per Giuseppe era il punto 3 fin dall’inizio. Tuttavia, Egli non avrebbe permesso che accadesse questo PRIMA DEI PUNTI 1 E 2, cioè PRIMA DELLE PROVE. Molti di noi vogliono andare al punto 3 senza i punti 1 e 2. Vogliamo la resurrezione senza la crocifissione. Vogliamo essere discepoli senza portare la croce. Semplicemente non è possibile. Se il Figlio di Dio, il Signore Gesù Cristo, “imparò l’ubbidienza DALLE COSE CHE SOFFRÌ” (Ebrei 5:8), pensiamo che noi possiamo impararla in un altro modo? Se sì, allora ci stiamo ingannando.

Le prove sono fasi per portarci più in alto e sono stabilite da Dio a nostro vantaggio. Per quanto riguarda Giuseppe, così anche per noi, le prove sono strumenti che Dio ha stabilito di creare in noi e sono necessarie per la fase successiva che Egli desidera che raggiungiamo. Dio ha un piano e uno scopo per le nostre vite e vuole che noi realizziamo questo scopo. Ci sottometteremo a Lui? Nessuno passerà mai al punto 3, senza passare prima per i punti 1-2. Nessuno imparerà mai l’obbedienza senza sofferenze. Nessuno produrrà mai costanza senza afflizioni. Nessuno raggiungerà mai lo scopo che Dio ha per lui senza permettere a Dio di creare (e togliere) – con le prove – quello che Lui ritiene necessario.

6. Conclusione

Spero che tutto quello che è stato detto in questo articolo renda chiaro che le prove non sono necessariamente cose progettate per il nostro male. Al contrario, per l’uomo che ama Dio “TUTTE LE COSE cooperano al bene” e questo include ovviamente le prove e l’afflizione.

Pertanto, se c’è un momento in cui le domande sembrano troppe e le risposte troppo poche, non perdetevi d’animo. Affidate il vostro cuore al Signore. Egli sa cosa sta facendo, e quello che sta facendo è sicuramente per il bene e per la Sua gloria.

Anastasio Kioulachoglou

Italiano: Alesia M. (Christian-translation.com)